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lunedì 12 aprile 2010

Le origini

Quando fu scoperto il campo elettromagnetico uno degli effetti collaterali fu la produzione di suoni generati da esso: il primo strumento elettronico che si ricorda è il theremin (dal nome del suo inventore, negli anni venti), che consiste in una specie di antenna che traduce il campo elettromagnetico in suoni. Basta muovere le mani o altri oggetti per modificare la disposizione di questo campo per ottenere dei suoni variabili. Dopo la seconda guerra mondiale, con l'introduzione dei transistor e dei primi elaboratori elettronici molti sperimentatori sonori si interessarono alla produzione di suoni derivanti dalle nuove tecnologie. Fino agli anni sessanta rimaneva una pratica per pochi, a causa degli alti costi per procurarsi certe apparecchiature e per la relativa difficoltà nel loro uso sonoro. A partire dagli anni settanta però la diffusione di macchine per la produzione di musica elettronica si allargò molto: sintetizzatori e sequencer cominciarono a essere di uso comune e non più limitato all'avanguardia sperimentale. Negli anni ottanta la diffusione di queste tecnologie si allargò sempre più fino a coinvolgere anche i primi computer a uso personale.
Negli anni successivi fino ad oggi, questo processo si è sempre più allargato rendendo la produzione di musica elettronica sempre più alla portata di tutti. Basta una certa facilità nell'uso del computer e con costi molto bassi si hanno a disposizione tutti i mezzi e i suoni possibili per comporre. Inoltre sono sempre disponibili le tecnologie precedenti, che si possono sovrapporre ai computer, senza contare le possibilità di contaminazione con suoni acustici o elettrici.

Fonte WikiPedia.

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